Una classica foto dell’interno di una piccola chiesa medievale in stile romanico.
Siamo in Abruzzo, per la precisione in provincia di L’Aquila, ai piedi del borgo di Capestrano. La chiesa è medievale e si chiama San Pietro ad Oratorium. L’interno ha tre navate ed è di una architettura assolutamente pulita, lineare in pietra squadrata, tipicamente romanica, priva di elementi decorativi fatta eccezione per il ciborio, ossia il “baldacchino” che si trova sull’altare. Esso rappresenta quindi l’unico elemento notevole da sottolineare nella veduta generale dell’interno, ossia la foto che vedete. Va detto che dietro di esso, nella superficie semicircolare di quello che viene definito “abside” (ossia la parete di fondo) si trovano degli affreschi di colore rosso scuro, che andavano comunque valorizzati.
Obiettivo
La foto è stata realizzata in pellicola, con un corpo Nikon F90 e un obiettivo Nikkor originale 20/35mm f2.8 usato a 20mm. Il diaframma è f8 per avere una buona profondità di campo. La messa a fuoco è stata fatta sul ciborio.
Inquadratura
L’inquadratura aveva lo scopo di illustrare integralmente, al massimo delle possibilità di campo visivo dell’obiettivo più grandangolare disponibile al momento, l’interno della chiesa. Essendo spoglio e composto solo da successioni lineari di blocchi di pietra squadrata, quelle dei pilastri e quelle dei gradoni del pavimento, e dagli archi, è stato naturale scegliere una inquadratura centrale, simmetrica, per mettere al centro l’unico elemento decorativo di importanza, ossia il ciborio. Il soffitto è stato escluso volutamente perche realizzato in epoca moderna con travi di legno, e quindi poco significativo. Le linee dei terzi (rosse) sono state usate per collocare bene le varie pozioni dell’immagine: la fascia orizzontale in basso contiene i gradoni, le due verticali laterali contengono i pilastri, i due terzi superiori della fascia verticale centrale mettono a fuoco il cuore della chiesa, e della foto, ossia appunto il ciborio. Esso, a sua volta, è centrato dalla linea verticale della croce centrale (gialla).
Illuminazione
Sono state usate due luci artificiali continue al tungsteno, ossia due illuminatori alogeni IFF da 650 watt, posti ai lati del ciborio e coperti (verso il fotografo) dai pilastri (quello di fondo a sinistra, e il penultimo a destra) rispetto alla fotocamera. Le alette schermanti dei due illuminatori sono state posizionate in maniera tale che la luce non andasse a illuminare il lato dei pilastri rivolto verso il fotografo. Dall’esterno, attraverso delle aperture sulla facciata (che si trova alle spalle del fotografo) filtrava comunque una certa quantità di luce artificiale. Come pellicola ne è stata usata una per luce artificiale, una Fuji 64T, che ha il “bianco” alla temperatura di colore della luce tungsteno (più o meno). Questo spiega il motivo per cui la poca luce naturale filtrata assume un colore blu, mentre quella degli illuminatori è perfettamente bianca. Questo effetto cromatico permette di far risaltare pienamente il ciborio, che è di pietra bianca, e di creare un effetto di mistero nel resto della chiesa. Nella foto in basso si vede la stessa inquadratura come sarebbe apparsa usando una normale pellicola per luce ambiente.
Funziona perchè
- è stata usata una pellicola per luce artificiale
- la chiesa ha una geometria interna perfettamente pulita e priva di altri elementi di interesse tranne il ciborio al centro
- l’inquadratura è perfettamente simmetrica
- dall’esterno filtra una certa quantità di luce naturale
Chicche
- il posizionamento sfalsato dei due illuminatori permette di dare luce agli affreschi dell’abside (parete di fondo) e di creare ombre sul ciborio, dandogli così una straordinaria profondità
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