Samuel Bourne, un fotografo professionista di Nottingham, era un produttore straordinario di paesaggi. Fece anche diverse spedizioni, a partire da un tour di dieci settimane nell’ Himalaya, seguito da successivi di una più lunga durata. Disse che in uno dei suoi viaggi, impiegò più di cinquanta aiutanti per trasportare la sua vasta attrezzatura, i liquidi e i suoi effetti personali necessari durante il suo viaggio. Per i suoi lavori utilizzava il processo colloidale.
Scrivendo sul “British Journal of Photography”, nel 1864, commentò la fatica e il piacere del suo lavoro:
“Con scenari simili, è molto difficile trovare il giusto utilizzo della propria macchina fotografica: è tutto talmente enorme e stupefacente per essere riportato entro i limiti imposti dalla fotografia…”
“La mia ansia nel catturare alcune di queste perfette combinazioni di rocce e acqua, mi induce spesso a lasciare il percorso regolare, mettendo me stesso e la mia attrezzatura in grande pericolo, una ripida discesa di alcuni posti al di sotto… per ottenere una bella fotografia. Anche se tutto ciò viene ottenuto con immensa difficoltà, varie ferite, e una grande fatica sotto il sole che scotto, ero in ogni singolo momento premiato, ritornando sempre con fotografie che un occhio attento dal basso avrebbe scarsamente creduto di poter ottenere. Ma questo lavoro faticoso, lo è a volte troppo per me,e devo confessare che, in quel momento ho dato molta poca importanza al piacere”.
In un articolo successivo, parlò del potere che la fotografia ha nel cambiare il modo in cui vengono viste le cose:
“…questo insegna alla mente a vedere la bellezza e la potenza di uno scenario così come è…Posso dire parlando per me stesso, che prima di cominciare a fotografare, non ho mai visto neanche metà della bellezza che sono in grado di veder oggi nella natura, e la gloria e la potenza di un prezioso panorama passava spesso di fronte a me lasciando una flebile impressione nella mia tortuosa mente; ma non sarà mai più così”.
Deve essere stato un lavoro piuttosto difficile! Nel “British Journal of Photography” (Ottobre 1866), il fotografo descrive la sua reazione alla scoperta di diversi collies che erano stati abbandonati:
“La questione sta diventando seria, e ho visto una vendetta contro il mascalzone che mi ha messo in difficoltà… Prendendo un robusto bastone nelle mie mani sono andato alla ricerca di loro… sono entrato dentro una delle case… e ho subito scoperto la mia preda nascosta sotto un letto, e trascinandoli con forza per fargli assaggiare la “qualità” del mio bastone, tra … pianti e lamenti…”
Bourne scattò più di tremila negativi durante i suoi viaggi nell’ Est. Il suo lavoro può essere visto nell’ “India Record Office” di Londra, e alla “Royal Photographic Society”, di Bath in Inghilterra.
( 1834 / 24 Aprile 1912 )
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