Daguerre fu forse uno dei più famosi personaggi dell’ epoca, e può essere citato come l’inventore della fotografia.

Cominciò a lavorare come architetto apprendista e all’età di sedici anni diventò assistente “stage designer” in un teatro di Parigi, ed i suoi complessi disegni gli fecero riscuotere un grande successo. Aveva una sorprendente genialità nella gestione della luce e dei suoi effetti, e fornì gli effetti scenici e l’ illuminazione per una serie di opere teatrali di Parigi. Sviluppò un impressionante teatro “illusorio”, che chiamò Diorama; esso era uno spettacolo fatto di immagini con effetti di cambiamento della luce e con enormi dipinti di luoghi famosi che misuravano dai 22 ai 14 metri. Questo divenne di gran moda nei primi anni venti.

Utilizzava regolarmente una camera oscura come aiuto alla pittura in prospettiva, e questo lo aveva portato a cercare un metodo per bloccare in qualche modo l’immagine. Nel 1826, imparò parte del lavoro di Nicephore Niepce ed il 4 gennaio 1829 sottoscrisse una collaborazione con lui.

L’ associazione fu molto breve, Nicephore Niepce morì nel 1833, ma Daguerre continuò con i suoi esperimenti. Fece accidentalmente una straordinaria scoperta. Nel 1835, così narra la storia, mise una lastra esposta nel suo armadietto di chimica ed alcuni giorni più tardi scoprì, con sua grande sorpresa, che l’immagine latente era stata sviluppata. Daguerre, concluse che ciò era dovuto alla presenza dei vapori di mercurio di un termometro rotto. Questa importante scoperta dimostrava come un’immagine latente, poteva essere sviluppata permettendo così di ridurre il tempo di esposizione da circa otto ore a trenta minuti.

Anche se era ora consapevole del processo di produzione di un’immagine, non fu in grado di utilizzarlo fino al 1837. Questo nuovo processo venne chiamato Dagherrotipia.

Dagherrotipo

Daguerre annunciò il suo processo e cercò una sponsorizzazione, ma le persone che sembravano interessate erano poche. Si rivolse allora a François Arago, un politico, che immediatamente vide le potenzialità di questo nuovo metodo, e se ne occupò. Il governo francese commissionò una relazione sull’ intero processo, che fu condotta da Paul Delaroche. Il 7 gennaio 1839 fu fatto un primo annuncio della scoperta, ma i dettagli non furono divulgati fino al 19 agosto, quando il processo venne annunciato pubblicamente. Il governo francese acquistò tutti i diritti per il processo e lo offrì pubblicamente al mondo intero. Tuttavia, questo processo era stato brevettato in Inghilterra e nel Galles il 14 agosto – solo cinque giorni prima. Come sottolineò Lady Eastlake: “…con qualche cavillo il brevetto per la Dagherrotipia fu effettivamente stipulato in Inghilterra. Questo, rende per una volta il nostro Paese, l’unico che non ha tratto profitto dalla liberalità del governo francese. La storia antica della fotografia non è tanto generosa nel carattere come nella sua maturità”.

“Dal giorno in cui l’annuncio di questa scoperta è stato dato, il processo è diventato di ampio uso. L’ annuncio fu fatto dichiarando che la Dagherrotipia “ non richiede alcuna conoscenza del disegno…” e che “chiunque può riuscire… ed eseguire così come l’autore dell’invenzione”.

Dal Bollettino della letteratura del 7 gennaio 1839 leggiamo:

“ Parigi, 6 gennaio 1839.

Annunciamo con grande piacere un’importante scoperta di M. Daguerre, il celebrato pittore del Diorama. Questa scoperta sembra essere un prodigio. Sconcerta tutte le teorie della scienza sulla luce e sull’ ottica e, se confermata, promette di dare il via ad una rivoluzione nelle arti del design.

M. Daguerre ha scoperto un metodo per fissare le immagini che sono rappresentate nella parte posteriore di una camera oscura; in modo che, queste immagini non siano il riflesso temporaneo dell’oggetto, ma lo imprimano in modo duraturo , consentendo di rimuovere la presenza di tale oggetto”.

Un’ articolo della “Gazette de France”, nella stessa data, mostrò anche uno dei limiti di questo processo: “la natura in movimento non può riprodurre se stessa, o almeno può farlo soltanto incontrando delle grandi difficoltà, dovute appunto alla tecnica in questione. In una delle vedute della “boulevard”…. è successo che tutto ciò che era in movimento o camminava non figurava poi nel disegno…”

I primi dagherrotipi avevano inoltre altri numerosi svantaggi.

  • la lunghezza dell’ esposizione era in ogni caso necessaria per tutti, escludendo quindi la possibilità di fare ritratti, dato che il soggetto non riusciva a stare fermo ed immobile per tutto il tempo necessario, uscendo regolarmente mosso.
  • l’ immagine era stata lateralmente “capovolta” (come se si guardasse se stessi in uno specchio). Molti dei ritratti rivelano ciò dal modo in cui appariva abbottonato il cappotto. Inizialmente questo non disturbava in alcun modo le persone, che erano abituate a vedere la loro immagine soltanto riflessa in uno specchio.
  • era molto fragile in termini meccanini
  • ma forse la maggior parte delle limitazioni, per tutti, era quella del sistema “una sola volta”; ciò che era necessario era invece un mezzo con il quale potessero essere facilmente effettuate delle copie di una fotografia.

Un immagine di un viale scattata nel 1839, dà l’impressione di una strada vuota, poiché con dei tempi di esposizione così lunghi gli oggetti in movimento non potevano essere registrati.

Tuttavia, ci fu un’eccezione, che accadde quando un uomo fu arrestato per aver fatto pulire le sue scarpe, e anche se lui e la persona che pulì le scarpe rimasero anonimi, potevano in ogni caso dire di aver avuto il privilegio di essere le prime persone ad essere mai state fotografate.

Nel 1851 Daguerre morì. In un certo senso la sua morte simbolicamente segnò il termine di un’epoca, che finì in quello stesso anno, grazie all’ invenzione di una nuova tecnica, che fu un’altra pietra miliare nella fotografia – il processo del collodio umido di Frederick Scott Archer.

Il materiale riguardo l’ argomento è notevole e molto è rintracciabile sul sito web della società della “Società Daguerrian”.

( 18 Novembre 1787 / 10 Luglio 1851 )


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