effetto seta

La tecnica dell’effetto seta

In questo tutorial ci occupiamo di una tecnica, solo apparentemente molto facile, detta “effetto seta”. Essa viene applicata principalmente all’acqua in movimento, ma può essere vantaggiosamente usata anche per altre “cose” in movimento, come ad esempio fumo o nuvole.

Essa è figlia della tecnica dei cosiddetti “tempi lunghi”, nel senso che deriva da una lunga esposizione.

Sappiamo infatti che il tempo di scatto influisce chiaramente sul modo in cui appare in foto un qualsiasi elemento in movimento.

E sappiamo inoltre che il risultato visivo varia al variare della relazione tra tempo di scatto e rapidità del movimento.

Lo stesso tempo di scatto darà risultati visivi diversi con soggetti che si spostano a velocità differenti, e viceversa.

Il termine “effetto seta” non si riferisce al modo in cui viene realizzata questa tecnica, che è appunto l’uso di tempi di scatto molto lunghi, ma al risultato finale.

L’acqua in movimento, anche vorticoso, appare in foto come se fosse un panno di seta disteso. Da qui appunto il termine “effetto seta”.

In teoria la sua realizzazione è abbastanza facile, poiché in effetti basta eseguire uno scatto con un tempo molto lungo.

Problemi tecnici

I problemi nascono quando dalla teoria si passa alla pratica. E abbiamo due ordini di problemi.

Il primo è di natura puramente tecnica, ed è quello di trovare il tempo adeuguatamente lungo in relazione al soggetto e alla sua velocità di movimento.

Il secondo è di tipo compositivo, ancora più arduo da affrontare rispetto primo.

Ed è quello che sfugge a quasi tutti coloro i quali si cimentano con questa tecnica: comporre l’inquadratura immaginando il risultato finale. Esso non appare nella scena reale, ma va appunto “sognato”, perchè apparirà solo nella fotografia.

Vediamoli quindi approfonditamente.

effetto seta

Il tempo di scatto per l’effetto seta

Sappiamo che il cosiddetto “effetto seta” si crea quando scattiamo una fotografia dove è presente acqua in movimento (flusso) usando un tempo di scatto lungo. Ma lungo quanto?

La tecnica dell’effetto seta viene applicata generalmente a:

  • fiumi
  • cascate
  • mare

ma può funzionare anche con:

  • fontane
  • geyser
  • idranti
  • rubinetti aperti
  • nuvole
  • fuoco
  • nebbia

Al momento di impostare la fotocamera, sapendo che serve un tempo lungo, la tendenza naturale è di salire il più possibile col tempo di scatto.

Quello massimo consentito dalle fotocamere è 30 secondi.

Ma spesso la luminosità della scena è tale che il nostro sistema esposimetrico ci avvisa di un sovraesposto già con tempi molto più veloci di 30 secondi.

Sapete bene che fotografando di giorno difficilmente possiamo salire oltre il mezzo secondo, come tempo di scatto.

Facciamo uno scatto di prova e al massimo abbiamo un leggerissimo effetto di mosso sull’acqua.

Non funziona: tempo non abbastanza lungo.

Allora – essendo già a 100 ISO – l’istinto ci suggerisce di chiudere il diaframma. Ma sappiamo due cose:

  • il valore massimo di chiusura è f22, alla meglio f32, e non basta per arrivare a un tempo di scatto sufficientemente lungo
  • chiudere tutto il diaframma porta la lente a lavorare in condizioni estreme, in una zona rischio dove i difetti ottici si acuiscono e la qualità degrada

La situazione sembra senza vie di uscita.

Tempi lunghi con filtri ND

Ma corrono in nostro aiuto i filtri ND, neutral density.

Si tratta di filtri ottici realizzati con un vetro grigio che dovrebbe essere privo (in teoria) di dominanze colorate. Questo vetro grigio, disponibile in varie densità, serve ad assorbire la luce della scena senza modificare la visione.

Meno luce in ingresso significa – come sapete – necessità di sovraesporre. Quindi di allungare il tempo di scatto. Che è ciò di cui abbiamo bisogno per ottenere il nostro effetto seta.

Quindi, anche in pieno giorno, con:

  • adeguato filtro ND
  • diaframma abbastanza chiuso, ma senza esagerare
  • ISO 100

siamo in grado di scattare la nostra foto con un tempo sufficientemente lungo per avere un evidente effetto seta.

Se la luce ambiente è bassa, ad esempio con

  • cielo nuvoloso
  • al crepuscolo
  • di notte

è ovvio che ci servirà un filtro ND più leggero, o addirittura potremmo scattare senza alcun filtro ND.

Scattare con filtri ND

Ma torniamo alla nostra foto di giorno con filtro ND.

Probabilmente, essendo appunto in pieno giorno, magari addirittura sotto il sole, avremo usato un filtro ND 10, ossia in grado di sottrarre 10 stop di luce alla scena.

Questi filtri – molto assorbenti – hanno però il difetto di rendere la visione della scena praticamente nera. Una volta montati, se osserviamo l’inquadratura attraverso l’oculare vediamo il buio assoluto.

Siamo quindi costretti a inquadrare, mettere a fuoco e verificare la scena senza filtro. Poi possiamo montarlo per fare lo scatto. Pratica fastidiosa e ruba tempo, ma inevitabile.

In questo caso i filtri a lastra sono più comodi rispetto a quelli che si avvitano, ma hanno il difetto di essere molto più fragili.

Tempi extra lunghi

Dopo il nostro scatto a 30 secondi torniamo a casa, sviluppiamo il RAW ma ci accorgiamo che l’effetto seta che abbiamo ottenuto, pur se ben evidente, non è quello che avevamo visto nelle foto super del web.

Come mai? Cosa è andato storto? Cosa abbiamo sbagliato?

Se avete fatto tutto come descritto prima, e il tempo di scatto era di almeno 15/20 secondi non avete sbagliato nulla. Solo che quelle foto super che avete visto non sono fatte con un semplice scatto a 30 secondi.

Se è vero infatti che già a 15/20 secondi il flusso d’acqua di un fiume o di una cascata crea l’effetto seta, è anche vero che quel tempo è il minimo sindacale per questo tipo di foto. Se aveste usato un tempo di 2,3 anche 5 minuti questo effetto seta sarebbe risultato molto più evidente, uniforme e pastoso.

Ma la vostra fotocamera non prevede tempi di scatto oltre 30 secondi. Quindi, come fare?

Tecniche per tempi lunghissimi

Avete due opzioni:

  • scattare in B regolando il tempo manualmente
  • usare una tecnica detta “tempi lunghi simulati

La prima è facile da attuare.

Basta impostare la fotocamera su B (la posa Bulb) e poi scattare tenendo premuto (o bloccando) il pulsante di scatto del comando a distanza mentre voi contate i secondi con l’orologio.

Se il comando di scatto a distanza ha il timer, allora basta impostare uno scatto di x minuti e lui conterà i secondi per voi.

Per la seconda è necessario fare una serie di scatti da 30 secondi in modo da coprire il tempo totale di ripresa. Se – ad esempio – volete una ripresa da 5 minuti vi servono 10 scatti da 30 secondi.

Questi scatti verranno poi fusi in PS con il procedimento dello stacking.

La prima opzione ha il difetto di tenere attivo il sensore per periodi lunghi, che non è una buona cosa. Per il sensore.

La seconda ha il vantaggio di poter coprire intervalli di tempo anche molto lunghi, come 10, 20 persino 30 minuti, che sono di fatto fuori dalla portata del sensore con singolo scatto in B.

effetto seta

A cosa applicare l’effetto seta

Il campo principale di applicazione dell’effetto seta è senza dubbio quello dell’acqua. Ma dobbiamo distinguere i vari tipi.

Effetto seta su fiumi e cascate

Il caso più classico è quello dell’acqua corrente, anzi, per la precisione dei flussi di acqua. Parliamo di:

  • fiumi
  • torrenti
  • cascate

Con loro questa tecnica da il massimo della resa visiva, perchè li trasforma in vere e proprie fasce di tessuto candido.

Flussi di acqua si trovano anche nelle fontane, nei rubinetti aperti, nei rivoli di pioggia.

Il flusso di acqua è unidirezionale, ossia scorre sempre lungo lo stesso percorso e con la stessa direzione. Per cui l’effetto seta che crea è contenuto in termini di spazio occupato e ha un carattere lineare.

Effetto seta sul mare

Il mare è già un mondo diverso, perchè non è un flusso come quello del torrene, ossia lineare e spazialmente contenuto. Le onde del mare sono irregolari e senza confine.

L’effetto seta sul mare è molto più difficile da gestire, perchè molto meno prevedibile nelle forme che creerà in foto.

effetto seta

Fotografare il mare con tempi lunghi

Quando applichiamo l’effetto seta al mare dividiamo tra:

  • superficie del mare
  • onde e risacca sulla spiaggia
  • onde sugli scogli

Mare aperto

La superficie del mare tende a diventare piatta. Ma più è forte il modo ondoso, maggiore sarà l’effetto nebbia che si crea su questa superficie e attorno agli oggetti fermi che sono in mare, come pali, strutture o massi.

Un mare quasi calmo genera una superficie del tutto piatta. Un mare molto mosso crea una superficie indistinta sovrastata da una sorta di nebbia.

Onde sulla spiaggia

Le onde sulla spiaggia, e la seguente risacca, creano invece dei suggestivi veli dalle forme più diverse, che vanno a coprire in parte la spiaggia stessa. Sono di grande impatto visivo, ma estremamente difficili da creare e gestire nell’inquadratura.

La loro conformazione dipende dalla ampiezza e velocità delle onde, e dal tempo di scatto usato. La posizione e la forma dipendono invece dalla singola situazione e dalla sequenza onda-risacca fotografata.

Sono una delle grandi sfide in questa specifica tecnica fotografica. Il suggerimento è quello di studiare la sezione di spiaggia scelta per la foto, osservando per una decina di minuti in comportamento delle onde e della risacca.

Onde sugli scogli

Le onde che infrangono sugli scogli sono altrettanto suggestive di quelle che scorrono sulla spiaggia, ma sono parimenti difficili da gestire.

Formano anch’esse dei veli, ma verticali piuttosto che orizzontali. La velocità di scatto regola l’effetto finale, tra spruzzo setoso, velo continuo o effetto nuvola.

Il consiglio è di studiare lo scoglio scelto per la foto per almeno 10/15 minuti, in modo da capire bene come interagisce con le onde e come è formata la serie delle onde.

Effetto seta sulle nuvole

Ma questa tecnica non si applica solo all’acqua, anche se rappresenta il suo terreno ideale. Essa può essere vantaggiosamente impiegata anche per le nuvole

effetto seta

Ma qui entrano in gioco elementi dimensionali diversi.

La velocità delle nuvole, per quando possa essere elevata come nel caso dei grandi temporali, non è mai paragonabile a quella dell’acqua.

La direzione è del tutto casuale, anche se interpretabile e quindi prevedibile.

Da questo si capisce come un tempo di 30 secondi con singolo scatto sia del tutto inutile. Per le nuvole si ragiona in termini di minuti, spesso di decine di minuti.

Per cui la metodica da applicare è una delle due viste sopra per lo scatti con tempi estremamente lunghi.

Il fumo, pur avendo origine diversa dalle nuvole, si comporta in maniera simile e può essere fotografato vantaggiosamente con la medesima tecnica.

La nebbia è un soggetto controverso per questa tecnica. Se la fotografare stando dentro il risultato è banale. Ma se siete sopra, su un monte ad esempio, allora il prodotto finale è davvero surreale.

Altri soggetti

Tra gli altri soggetti che possiamo fotografare con questa tecnica specifica abbiamo anche i gayser, i getti di vapore geotermico, il fuoco e qualsiasi altra sorgente di acqua corrente di tipo artificiale.

Comporre l’inquadratura dell’effetto seta

Concludiamo questo tutorial sulla tecnica dell’effetto seta affrontando, seppure molto brevemente, l’altro aspetto di cui abbiamo fatto cenno all’inizio, ossia come comporre l’inquadratura.

Si, perchè se non viene inserito in una inquadratura ben composta, completa, pulita e efficace, si rischia di creare una foto dove c’è solo un effetto speciale. L’effetto seta è il dettaglio che rende forte una bella foto, non la foto stessa. L’effetto non fa la foto, ma la potenzia visivamente.

La difficoltà quindi è duplice.

Primo perchè tanti ignorando del tutto l’esistenza del concetto di inquadratura e sono ancora nella fase in cui pensano che siano l’effettaccio, la macchia di colore, la cosa strana, il giochino di PP a “fare la foto”.

Ma si sbagliano clamorosamente.

La foto è fatta dall’inquadratura.

Il resto è solo complemento, accessorio.

Secondo perchè l’effetto seta non è visibile a occhio nudo, ma si genera alla fine dello scatto. Come ad esempio accade per lo startrail.

Immaginare l’inquadratura

Se guardo un mare mosso che rompe sulla scogliera vedrò

  • mare mosso
  • scogli
  • onde dinamiche

Ma la foto finale mostrerà una scena ben diversa, una scena che non esiste. Quindi, per poterla inserire in una inquadratura perfetta la devo “sognare”, ossia immaginare prima.

Questo vale per tutti i soggetti che intendiamo fotografare con tempi lunghi, e molto lunghi, per avere il desiderato effetto mosso.

Per comporre la vostra inquadratura vi suggerisco di impostarla prima senza considerare l’effetto finale, usando gli elementi visibili della scena.

Una volta composta in maniera adeguata, iniziate a valutare l’acqua (o le nuvole, etc.) nel loro movimento. Dove vanno, come si muovo, a che velocità. Questo mi permetterà di “vedere” mentalmente la loro evoluzione durante il tempo dello scatto e prevedere grossomodo il risultato finale.

Scegliete poi il tempo adeguato in base alla velocità di spostamento del soggetto in movimento e fate uno scatto di prova. Su di esse riverificate tutto e procedete a perfezionare l’inquadratura, sia nella parte statica (quello che è fermo e visibile dal vivo), sia in quella dinamica (ciò che si muove e che va predetto in anticipo).

Se pensate di usare un tempo molto più lungo di 30 secondi ma con singolo scatto, allora fate direttamente la prova reale.

Se invece pensate di usare la tecnica dei tempi lunghi simulati, allora fate solo uno scatto da 30 secondi e su quello fate una elaborazione mentale di quello che sarà il risultato finale.