Benvenuti in questo tutorial di introduzione alla fotografia infrarosso, nel quale vedremo in linea di massima tutto quello che c’è da sapere per poter iniziare nel modo migliore. Per approfondire poi i singoli aspetti vi ho preparato specifici tutorial. Quindi, prima di tutto, direi che è bene conoscere da vicino il nostro soggetto, ossia l’infrarosso. Di che si tratta?

Fotografia infrarosso

Che cos’è la fotografia infrarosso

Quella che noi chiamiamo “luce visibile”, con tutti i suoi colori, è una radiazione elettromagnetica, come lo sono – ad esempio – onde radio e raggi x. Queste radiazioni si distinguono per la loro lunghezza d’onda e il nostro occhio è “fatto” dalla natura per essere in grado di vedere una porzione molto piccola di questo ampio spettro di lunghezze d’onda; per la precisione quella fascia detta appunto “luce visibile”.

Ciascun colore ha una sua lunghezza d’onda, come vediamo nella figura.

Se vi stupisce vedere che in questo disegno manca la luce bianca, sappiate che essa si forma quando sommiamo fasci delle varie luci colorate. Infatti, se facciamo passare un fascio di luce bianca (del sole ad esempio) attraverso un prisma di vetro – come fece Newton col suo famoso esperimento – esso si suddivide in tanti fasci dei vari colori originari.

L’arcobaleno nasce in questo modo, perchè le gocce di pioggia attraversate dalla luce del sole agiscono come tanti piccolissimi prismi di vetro.

Oltre gli estremi di questa banda di colori visibili – prima e dopo, quindi con lunghezze d’onda maggiore e minore – ci sono due “tipi” di luce che però in nostro occhio non è in grado di vedere. Altri esseri viventi, invece, sono in grado di vedere uno dei due.

Questi due “colori” a noi invisibili si chiamano Ultravioletto (abbreviato in UV) e Infrarosso (abbreviato in IR).

L’ultravioletto – quello dell’abbronzatura – si trova prima del visibile, mentre l’infrarosso si trova dopo, oltre il rosso, da cui il suo nome. La fotografia infrarosso, quindi, cattura questa particolare banda di luce che però non è visibile all’occhio umano.

La caratteristica che rende così interessante e spettacolare questo genere di fotografia è che l’infrarosso viene rilesso in maniera incredibile dalla colorofilla presente nelle piante.

Anche da altri materiali, ovviamente, ma le piante assumono un aspetto surreale: dopo la postproduzione possono divenire completamente bianche o di altri vividi colori.

Il mondo a infrarossi

La luce solare, oltre al visibile, contiene infrarosso e ultravioletto. Quindi il mondo attorno a noi è costantemente illuminato da luce IR, accanto a quella bianca (che in realtà è la somma dei vari colori, come abbiamo visto). Solo che il nostro occhio non è in grado di vederla, perchè non è fatto per sfruttarla.

Lo stesso avviene per l’ultravioletto, anch’esso abbondantemente presente nella luce solare (altrimenti non sarebbe possibile abbronzarsi), ma del tutto invisibile alla nostra vista.

Anche alcuni flash e illuminatori a luce continua emettono infrarosso, oltre alla luce visibile. E poi ci sono speciali fari a luce esclusivamente IR. Lo stesso vale per la luce UV.

Il mondo a infrarossi è straordinario, perchè tutto quello che è vegetazione (quindi ricca di colorofilla) risplende all’infrarosso come uno specchio. Al sensore questa luce appare rossa/magenta, poi noi la rendiamo bianca con la taratura apposita del WB in post produzione.

Ma come fa la fotocamera a vedere onde luminose che noi non possiamo vedere?

Fotocamera modificata infrarosso o full spectrum

Di fabbrica, in tutte le fotocamere commerciali sul sensore viene montato un filtro (di identica misura) che ha la funzione di bloccare ultravioletto e infrarosso, e lasciar passare solo la luce visibile. Si tratta di un filtro di tipo “cut” (taglia), ossia destinato a bloccare certe lunghezze d’onda; in inglese è definito UV/IR cut.

Questo elemento ottico è necessario perchè la fotocamera deve fotografare esattamente gli stessi colori che noi vediamo con l’occhio, in modo da avere immagini assolutamente fedeli alla nostra visione. Il sensore è infatti in grado di percepire IR e UV, per questo va “protetto” per il normale uso.

Per poter fare fotografie in luce infrarossa è necessario quindi modificare la fotocamera, rimuovendo questo filtro di fabbrica. Essendo nato per bloccare l’infrarosso, è necessario toglierlo in modo che il sensore possa tornare a vedere liberamente questa lunghezza d’onda luminosa e consentirci di fotografare la scena illuminata da essa.

Esistono però due varianti di questa modifica: una strettamente “infrarosso” e una detta “full spectrum”. Premetto che, una volta tolto il filtro sul sensore, è necessario sostituirlo con qualcosa che abbia forma e spessore identici: non possiamo toglierlo e basta. Inoltre, sappiate che una volta fatta la modifica non si può tornare indietro.

Se sostituiamo il filtro di serie con un vetrino trasparente avremo la modifica “full spectrum”. Se invece mettiamo un nuovo filtro, che lascia passare solo l’infrarosso bloccando visibile e UV, allora avremo la “modifica infrarosso”.

Ciascuna di queste modifiche ha pro e contro, che vediamo approfonditamente in un specifico tutorial.

NOTA – non tutte le fotocamere possono essere modificate. Alcune hanno elementi interni che rendono impossibile la modifica. Per sapere se la vostra fotocamera è adatta, potete:

  • cercare tutorial sulla modifica, quindi scoprire se è stata fatta sul vostro modello
  • verificare presso il laboratorio che avete scelto se hanno già lavorato su quel modello
  • controllare sul sito della Astronomik, per vedere se esistono vetri sostituivi del filtro del vostro modello

Obiettivi per fotografare nell’infrarosso

Visto l’argomento fotocamera, e scoperto che va modificata, affrontiamo ora l’altra componente dell’attrezzatura: gli obiettivi. Qui la situazione diventa più complessa. Se per il corpo macchina bastava una modifica, ammesso che il vostro modello fosse modificabile, per le lenti la questione ha due aspetti: uno positivo e uno negativo.

L’aspetto positivo è che le lenti non vanno modificate per impieghi nella fotografia infrarosso, quindi potete usarle così come sono. L’aspetto negativo è che non tutte sono adatte.

Gli obiettivi, infatti, sono otticamente progettati per le lunghezze d’onda del visibile e non sempre gestiscono in maniera altrettanto adeguata quelle dell’infrarosso. Questo può comportare la comparsa di difetti ottici di vario tipo, il peggiore dei quali è una macchia più chiara che compare al centro della foto, detta in gergo hot spot.

Qualcuno sostiene che sia recuperabile in post produzione, ma per esperienza posso dire che è un lavoraccio e non sempre da a buon fine. Va quindi evitato tassativamente usando lenti che non lo creano.

In rete esistono tabelle specifiche che indicano quali lenti si possono usare e quali invece danno problemi ottici con l’infrarosso. Uno dei consigliati è https://kolarivision.com/articles/lens-hotspot-list

Filtri infrarosso

In commercio esiste una vastissima gamma di filtri “passa infrarosso” da applicare a vite sulla lente frontale dell’obiettivo. Dico vastissima non solo in riferimento a diametro e produttore, che è ovvio, ma soprattutto in funzione della lunghezza d’onda del “taglio.

I filtri “passa” permettono infatti il passaggio di tutte le lunghezze d’onda di luce a partire da un preciso valore, che è detto “valore di taglio”. Al di sotto non passa nulla, al di sopra, tutto.

Per la fotografia infrarosso esiste quindi una gamma di filtri con lunghezze d’onda di taglio diverse. Ciascuno permette il passaggio della luce, dall’infrarosso scendendo fino a un certo punto (punto di taglio), alcuni arrivando a lasciar passare anche parte del visibile insieme all’infrarosso.

I valori di taglio sono espressi in nanometri (un sottomultiplo del metro) e indicati dalla sigla Nm, che esprime la lunghezza d’onda al di sotto della quale avviene il taglio. E al di sopra? Bella domanda. Al di sopra passa tutto l’infrarosso, fino a dove il sensore è in grado di vederlo.

Alcuni valori molto usati per il taglio dei filtri infrarosso sono (valori in Nm):

  • 950
  • 850
  • 720 e 760
  • 680
  • 590, 550, 530

Ciascuno permette di fare un determinato tipo di fotografia, data la diversa capacità di catturare una gamma di infrarosso più o meno ampia e, sotto i 720 Nm, anche una porzione di luce visibile. Per questa ragione si considera questo valore come il punto di passaggio tra fotografia IR+parte di visibile con quella in puro IR.

Postprodurre le fotografie nell’infrarosso

La post produzione, parola che a molti provoca reazioni allegiche, è fondamentale nella fotografia infrarosso. Senza, non si ottiene alcunchè.

I problemi di base nella PP di questo tipo di immagini sono essenzialmente due:

  • bilanciamento del bianco
  • swap channel (inversione dei canali)

Bilanciamento del bianco nella fotografia infrarosso

Fermo restando che abbiamo uno specifico tutorial su questo importante argomento, qui vi anticipo il concetto di base che si usa per determinare il corretto WB, che dipende anche da fattori come:

  • modifica effettuata alla fotocamera
  • valore di taglio del filtro passa-IR applicato
  • eventuali ulteriori filtri usati

Il bilanciamento del bianco viene fatto col picker (contagocce di Camera Raw o programmi simili), prelevando il “bianco” su una zona campione. Di norma essa è scelta sulla vegetazione.

Abbiamo visto che la clorofilla delle foglie riflette in maniera netta l’infrarosso e quindi appare molto luminosa. Questa è la principale caratteristica che ci interessa ed è per questo che “mandiamo al bianco” la vegetazione.

Ma in alcuni casi può essere preferibile scegliere una zona bianca (ossia nuvola, muro bianco, etc.),

Il bilanciamento del bianco è un fattore chiave per questo genere di fotografia e quindi va sperimentato ripetutamente, fino a definire uno standard per la nostra configurazione (camera modificata + lente + eventuali filtri) . Esso può essere salvato come preset del software di PP e riusato per ogni foto similare.

Swap channel per la fotografia infrarosso

Con questo strano nome, che in inglese vuol dire semplicemente “scambiare i canali”, si definisce il passaggio fondamentale della PP necessario per portare all’aspetto voluto le nostre fotografie infrarosso. Gli originali RAW, infatti, appaiono completamente rosso/magenta, senza altri colori. Che non è certamente una bellezza da vedere.

Il raw infrarosso prima del WB.
Dopo il WB sulle foglie.

Questo perchè l’infrarosso, che è invisibile al nostro occhio, appare rosso/magenta al sensore. E noi abbiamo applicato un filtro che elimina la luce visibile, quindi tutti quei colori che noi vediamo abitualmente sono assenti nella foto. Al contrario, la fotografia “full spectrum” unisce i colori visibili all’infrarosso.

Lo swap permette di trasformare la visione monocromatica innaturale della fotografia infrarosso nativa nella classica visione che siamo abituati a vedere: vegetazione di colori tra giallo, arancio, rosa e cielo da blu a grigio.

Dopo lo swap e prima della getsione del colore.

In realtà dobbiamo però ammettere che i colori della fotografia IR sono totalmente arbitrari: siamo noi, con i cursori del software, a decidere dove portare il colore della vegetazione. Quella che invece consiglio di rispettare è la struttura cromatica, ossia la divisione dei colori.

Dopo la correzione colore.

Di base, la tendenza visuale è quella di lasciare il cielo tra grigio e blu, portando tutta la vegetazione (e con essa le altre superfici che riflettono l’infrarosso) a un colore di nostro gradimento. E su questo non c’è limite alla fantasia, come non ci sono “protocolli” cromatici da rispettare. Se vi commentano una foto dicendo che il colore non va bene, non perdete neppure tempo a rispondere.

Come si fa lo swap channel

Il concetto è molto semplice, anche se ho preparato un apposito tutorial per approfondirlo in pratica.

Avete presente i tre canali RGB che creano ogni singolo colore della palette? Si? Bene, lo swap consiste nello scambiare tra loro il valore di due di questi colori, ossia R (rosso) e B (blu).

Questo però non vuol dire scambiare singoli colori, ma le percentuali di rosso e blu nativi che sono presenti in ciascuno dei colori della foto (i valori di R e B nella combinazione RGB). Una procedura all’apparenza un pelino complessa da mettere a fuoco, ma su cui basta riflettere un minuto per averla chiara. Le immagini vi aiutano.

Per fare un esempio, nel colore della foto sopra immaginate di assegnare il valore 86 del blu al rosso e quello di 206 del rosso al blu. Invece di farlo colore per colore, cosa impossibile, viene fatto col pannello “miscelatore canale”.

Sostanzialmente il Rosso viene creato usando il Blu, e viceversa. Quindi il rosso, che qui vedete normalmente composto da 100% di rosso, diventa composto da 100% di blu. E viceversa. Tutto qui.

Conclusioni

Con questo abbiamo completato la nostra visione generale della fotografia infrarosso, per cui avete ora un quadro completo della situazione. Vi rimando quindi ai singoli tutorial di approfondimento: ciascun paragrafo di questo tutorial ha infatti un suo specifico approfondimento.