Il “digital blending” è una tecnica, che può essere applicata in diversi modi, in grado di espandere la gamma dinamica della vostra fotocamera

A che serve il digital blending

Per capire a cosa serva il digital blending (o fusione digitale), dobbiamo esaminare prima una delle situazioni di ripresa più difficili tra quelle in cui possono incappare i fotografi di paesaggio.

Nella fotografia di paesaggio capita spesso che la gamma di differenti valori di luminosità rilevata nella scena originale sia superiore a quella che il sensore della macchina fotografica è in grado di gestire.

Pensate, ad esempio, quando ci si trova all’aperto, in natura, di fronte a un panorama in cui bisogna inquadrare anche il cielo molto luminoso, specialmente se presto al mattino o nel tardo pomeriggio,

In questi casi diventa necessario ridurre la gamma di luci a una ampiezza gestibile. Tale che la macchina fotografica possa affrontare.

In maniera che le luci non siano troppo bruciate e al contempo le ombre non diventino un mare di nero piatto e senza dettagli.

Ma se la differenza tra esposizione giusta per il cielo e quella giusta per il terreno supera i 7, 8 o anche 9 stop, avete un problema. Perchè nessuna pellicola o sensore digitale sarà in grado di coprire adeguatamente tutte le varie gradazioni di luce comprese tra questi due valori estremi.

Cielo chiaro, terra scura: i filtri GND

Il metodo più tradizionale per far fronte a questo problema è quello di usare dei filtri GND (graduated neutral density), ossia grigio neutro graduato.

Si tratta di un filtro simile ai classici ND (grigio neutro) usati per abbattere la luminosità dell’inquadratura senza introdurre dominanti cromatiche. Ma in questo caso il grigio neutro digrada da un lato del filtro, in maniera lineare, divenendo infine trasparente dal lato opposto.

Il filtro, una volta montato sull’obiettivo, si usa ruotandolo in maniera tale che la fascia più scura si trovi in altro nell’inquadratura e copra il cielo (ossia la zona più luminosa).

Mentre la parte trasparente viene a trovarsi sul terreno (ossia la zona più scura). L’azione del grigio neutro serve a equilibrare questo squilibrio di luminosità.

Nella maggior parte dei casi questo filtro risulta essere sufficiente, pur con tutti i suoi limiti, ammesso che il fotografo sia uscito di casa portandosi dietro tutti i filtri.

Si, perchè la cosa migliore sarebbe avere filtri da 3 stop, 6 stop e 10 stop, ognuno in versione con bordi morbidi e duri (siamo già a sei filtri).

Inoltre dovete anche avere gli appositi holder (reggi filtro) per montarli sugli obiettivi, se si tratat di flitri a lastra. Oppure gli anelli per adattarli ai vari obiettivi, se sono filtri tondi a vite.

Il tutto per una modica cifra di varie centinaia di euro (se acquistate filtri ottici degni di questo nome, e non fondi di bottiglia o pezzi di plastica colorata).

Inoltre avete sempre un ingombro aggiuntivo che deve trovare posto comodamente in qualsiasi borsa da fotografo, anche le più piccole.

Allo svantaggio del prezzo piuttosto elevato dobbiamo però aggiungere anche quello del tempo che impieghiamo per applicare il filtro alla macchina fotografica.

E quello necessario a capire quale sia il filtro giusto, che gradiente utilizzare, che densità, trovare il reggi filtro o gli anelli adattatori, e allineare il tutto prima di eseguire lo scatto.

Questa operazione può rubarvi preziosi minuti indipendentemente da quanto siate pratici o da quante migliaia di volte lo avete fatto.

E i momenti in cui un filtro può davvero cambiare la sorte della vostra fotografia sono solitamente quelli in cui la luce cambia molto rapidamente, ad esempio l’alba o il tramonto.

Non parliamo poi del malaugurato evento della caduta del filtro, con seguente rottura.

A questo punto vi state chiedendo se ci sono metodi migliori per ovviare al problema.

La risposta è: si, non per nulla siete in possesso di una macchina fotografica digitale.

Digital blending: alternativa al filtro GND

La soluzione per gestire situazioni fotografiche con gamma dinamica molto ampia senza ricorrere ai filtri graduati GND si chiama digital blending.

Se parliamo di fusione stiamo già dicendo che dobbiamo avere più scatti della stessa scena. Vediamo quindi come farli correttamente.

Multiesposizione per il digital blending

La tecnica base del digital blending prevede di lavorare un minimo di due scatti della stessa scena con esposizione diversa, quindi una multiesposizione.

Quello che dovete fare, quindi, è eseguire due scatti distinti della stessa scena. Uno esposto per le luci e l’altro per le ombre.

Solitamente ci saranno uno o due stop di distanza tra le due esposizioni.

Il modo più semplice per farlo con una macchina fotografica digitale è impostarla su bracketing.

La maggior parte delle moderne macchine fotografiche digitali, infatti, scatterà tre scatti in rapida successione: uno normale, uno sottoesposto e l’altro sovraesposto.

Impostate la macchina fotografica di modo che l’esposizione luminosa e quella scura siano a circa 1 o anche 1.5 stop di distanza dall’esposizione normale.

Solitamente lo scatto con esposizione normale non serve a questo fine ma è meglio in ogni modo averlo come back-up nel caso in cui la fusione digitale non venga come desiderate.

Il nostro consiglio è di impostare la macchine fotografica su Priorità di diaframma. Naturalmente i più esperti lavoreranno direttamente in M, manuale.

È anche necessario averla montata su un treppiede, di modo che non ci siano differenze tra le inquadrature.

La multiesposizione che serve per il digital blending deve necessariamente basarsi su una variazione di tempi di scatto. Non di diaframma o ISO.

Infatti, se a variare fosse l’apertura del diaframma, nei due scatti ci sarebbero evidenti differenze tanto nella messa a fuoco quanto nella profondità di campo.

Questo creerebbe effetti fantasma nel blending e renderebbe molto difficile un eventuale riallineamento tra i due scatti qualora fosse necessario. Se la macchina fotografica si fosse mossa, anche minimamente, il riallineamento non potrà essere corretto.

Parliamo di riallineamento perchè la multiesposizione in teoria si può fare anche a mano libera. Ma questo, oltre a essere sconsigliato, è possibile solo con focali non è troppo lunghe e velocità dell’otturatore abbastanza elevata da assicurare che non ci sia alcun movimento nel corso dei tre scatti.

In ogni modo, rimaniamo sempre dell’idea che sia meglio utilizzare un treppiede.

Prima fase del digital blending

Una volta fatta la multiesposizione, che ci permette di avere gli scatti da lavorare, passiamo alla fase preliminare. I passi da compiere sono comuni a tutti e tre le tecniche di digital blending che stiamo per descrivere.

Utilizzate il vostro programma di editing di immagini preferito per sviluppare i RAW dell’immagine chiara e di quella scura in TIF.

Se il vostro computer non ha risorse particolarmente brillanti è preferibile convertire le immagini da 16 bit a 8 bit, per avere un’immagine di dimensioni più gestibili. Potete anche lavorare le immagini direttamente in modalità 16 bit, ma sappiate che vi ritroverete a lavorare su un file molto pesante.

Una volta preparare le immagini, il primo passo da fare è la creazione dell’immagine multilivello su cui faremo le lavorazioni di blending.

Si tratta, quindi, di caricare in PS come livelli le nostre due foto frutto della multiesposizione.

Se sapete come farlo, saltate avanti. Se non lo sapete leggete.

Potete farlo da:

  • Adobe Bridge, selezionando le due foto e attivando “carica come livelli in photoshop” con Strumenti>Photoshop>Carica file in livelli Photoshop
  • Photoshop, tramite File>Script>Carica file in serie
  • Manualmente, aprendo entrambe le immagini come foto singole in PS

In questo ultimo caso aprite entrambe le immagini sullo schermo contemporaneamente. Poi selezionate quella più scura e premete CTRL+A per selezionarla tutta (chi usa Mac selezionerà con mela+A).

Premete poi CTRL+C per copiarla sull’altra foto. Poi potete chiudere l’immagine copiata visto che non ne avrete più bisogno.

Infine selezionate l’immagine più chiara e premete CTRL+V per copiarvi all’interno quella scura.

Se guardata la finestra dei livelli di Photoshop (figura 1) vedrete la vostra immagine più chiara identificata come Livello di sfondo e l’immagine scura che avete incollato sopra come Livello 1.

Questa situazione si crea anche con gli altri due sistemi descritti sopra.

Metodi per il digital blending

Ora, dopo aver preparato tutto, dobbiamo scegliere come procedere.

Ci sono vari differenti approcci che potete utilizzare per fondere le due immagini al fine di ampliare la gamma dinamica, che è appunto lo scopo del digital blending.

Il primo, che chiameremo la Maschera dipinta, è il metodo più tradizionale e più utilizzato. Si tratta di un procedimento che risulta il più intenso e impegnativo tra tutti e tre, e richiede un po’ di abilita manuale. Ma è anche l’approccio più flessibile.

Il secondo, che potremmo chiamare la Maschera a livelli, è più semplice e non richiede molta coordinazione occhio-mano da parte vostra.

Il terzo, DRI Pro 16-bit* Plugin di Fred Miranda, è il più semplice da usare ma prevede l’acquisto.

Vediamoli nel dettaglio.

Tecnica della Maschera Dipinta

Tra tutti e tre gli approcci di cui ci occuperemo in questo articolo, questo è quello che prevede un lavoro manuale più intenso.

Selezionate Livelli > Aggiungi maschera al livello > Nascondi tutti.

Ora selezionate lo strumento Pennello e selezionate un pennello piuttosto grande.

Iniziate a spennellare sulla parte più chiara dell’immagine per rimuovere i livelli sovraesposti e far trasparire l’immagine più scura che sta sotto.

Non preoccupatevi di rimuovere troppo perché una volta che eliminate lo strato di luce il processo si ferma.

L’unica cosa a cui dovete fare attenzione è a non avvicinarvi troppo con il pennello all’area scura, e state attenti a non trascurare alcuna delle aree dell’immagine che volete correggere.

Successivamente, selezionate un pennello più piccolo e ingrandite un po’ l’immagine.

Molto attentamente cancellate lo strato di luce lungo la zona dove si incontrano l’area chiara e quella scura.

Se doveste commettere errori utilizzate la finestra Storia per tornare indietro.

L’unico svantaggio di questo sistema è che a volte richiede un po’ di lavoro di rifinitura da compiere con pennelli minuscoli. E questo a volte può risultare difficile se le aree chiare e quelle scure non sono grandi, omogenee e facilmente spennellabili.

Il vantaggio è che vi offre un controllo manuale molto preciso di quello che sarà lavorato e quello che non lo sarà.

Tecnica della Maschera a livelli

Questa è la tecnica manuale più semplice da utilizzare.

Dopo aver fatto il copia-e-incolla dell’immagine scura su quella chiara, aggiungete una Maschera di livello.

Questo si ottiene cliccando sulla seconda icona in basso a sinistra della palette dei livelli.

Ora vedrete apparire un rettangolo bianco di fianco all’immagine sul Livello 1 (come da immagine 2).

Cliccate sul Livello di sfondo della palette e premete CTRL+A per selezionare l’intera immagine. Poi premete CTRL+C per copiarla nella clipboard.

Ora tenete premuto il tasto ALT (Opzione nel Mac) e cliccate sul rettangolo bianco nel Livello 1 della palette.

Tutta l’immagine diventerà bianca.

Successivamente, premete CTRL+V per incollare il contenuto della clipboard sulla maschera bianca.

Quello che vi apparirà sarà una maschera dell’immagine in bianco e nero.

Con la maschera in bianco e nero in primo piano selezionate Filtri > Sfoca > Controllo sfocatura e impostate il valore del Raggio su circa 40 pixel.

Cliccate poi sul Livello di sfondo e il gioco è fatto.

Con questo metodo potrete anche selezionare il livello sullo sfondo e aggiungere una curva corretta per illuminare un pochino l’area più scura prima di appiattire i livelli.

Tecnica del Miranda DRI

Questo approccio è quasi completamente automatizzato. Questo DRI Pro 16-bit* Plugin può essere scaricato (a pagamento) dal sito di Fred Miranda.

Il plugin sostituisce la vecchia DRI Action.

Conclusioni

Questa è l’immagine finale.

Tutte e tre le tecniche producono grosso modo lo stesso risultato, ma la prima offre il maggior controllo del risultato ancche se prevede più lavoro manuale da parte vostra.

La Maschera a livelli è abbastanza semplice da utilizzare e non ha costi.

Mentre il DRI Pro 16-bit* Plugin di Miranda è assai semplice e ha un costo decisamente accessibile.

Rifinitura

Una volta che avrete “appiattito” i livelli trasformandoli in livello unico, pensate di aver finito. Ma vi sbagliate: il vostro lavoro è appena cominciato.

Ora potete infatti dedicarvi all’aggiustamento fine della luminosità globale attraverso i Livelli o le Curve, al bilanciamento del colore e a qualsiasi altro ritocco che vi possa venire in mente.

Ma starete in ogni modo iniziando a lavorare un’immagine già abbastanza vicina a quello che volete risulti nella stampa finale; molto più che se aveste cercato di equilibrare luci e ombre con qualsiasi altro mezzo.

Ovviamente non c’è molto da fare in caso di luci troppo bruciate e ricordatevi di tenervi le correzioni sulla nitidezza dell’immagine per ultime, appena prima di stampare.

Altri esempi

Ecco altri esempi di digital blending.

Sono stati realizzati utilizzando la semplice e veloce tecnica della Maschera a livelli e ognuno è stato realizzato in meno di un minuto .

Non sono state eseguite alcuna correzione ad alcuno dei file anche se si sarebbero potuti facilmente aggiungere un paio di livelli o di curve.

Semplicemente ve li stiamo mostrando per farvi rendere conto di quanto sia effettivamente semplice questo approccio, così se state scattando con una macchina fotografica digitale potete anche fare a meno di usare filtri grigio neutro graduati.

Fate attenzione, però, quando usate queste tecniche a fare in modo che le vostre foto escano sempre con un aspetto il più naturale possibile.

Ci si aspetta infatti che i soggetti in primo piano appaiano più scuri quando il cielo sullo sfondo è particolarmente luminoso, ma senza esasperare l’effetto.

Equilibrare luci e ombre con il blending è saggio e sano, ma dovete sempre preservare la naturale differenza di chiari e scuri della scena reale.

È tutto qui, semplice semplice.

Quando vi trovate di fronte a una scena con molto contrasto semplicemente impostate la vostra macchina fotografica su auto-bracketing e scattate tre immagini a 2 o 3 stop di distanza l’una dall’altra.

E vi chiederete come mai non avete mai pensato prima a utilizzare questa tecnica.

Categories: Tecnica

5 Comments

Gianfranco Benetollo · 27 Novembre 2019 at 21:52

Grazie Giovanni della tua esauriente spiegazione, sono agli inizi della tecnica del bracketing e della pp con PS, mi è stata mostrata la procedura, ma il testo scritto mi aiuterà a fare prove correttamente per imparare questa semplice ma importante tecnica .

Giovanni Lattanzi · 28 Novembre 2019 at 12:03

Onorato e lieto di essere stato utile !!

Vittorio Castelli · 30 Novembre 2019 at 08:48

Buongiorno
È possibile utilizzare queste tecniche con Lightroom ?
Così pure Dri Action di Miranda con Lightroom ?
Grazie dell’attenzione

Giovanni Lattanzi · 30 Novembre 2019 at 10:47

No, purtroppo no, perchè solo PS permette il lavoro con i livelli.

Fotografare le nuvole · 21 Aprile 2010 at 01:14

[…] Il cielo nuvoloso, o azzuro ma con nuvole, è un elemento chiave in quasi tutte le foto di paesaggi, e se non vi è possibile incorniciarlo nella vostra foto essa subirà una notevole perdita di qualità. Il problema è che spesso risulta molto difficile esporre in modo corretto e contemporaneamente il cielo e la terra (vedi il nostro articolo specifico su questo problema). […]

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