La fotografia secondo Michele Naro
Quando e come ha scoperto la fotografia? Ce lo descriva in questa intervista!
La fotografia mi ha sempre appassionato, sin da piccolo: scattare una foto, captare quell’attimo o quel paesaggio o qualsiasi altra cosa, per poi rivederli in un secondo momento, era il massimo (ed ancora lo è!). Mi ricordo ancora quando mia madre si arrabbiava con me perché consumavo tutti i rullini e doveva, quindi, andare a comprarne altri nuovi.
Ci racconti il suo primo approccio a quest’arte. Ricorda la sua prima foto?
E’ trascorso parecchio tempo (potevo avere 7 o 8 anni non ricordo bene adesso). Dalla finestra del salotto di casa si vedeva il campanile e la cupola di una chiesa lì vicino la “St.Bonifatius-Kirche” a Mannheim in Germania dove abitavo all’epoca. Questa vista mi piaceva un sacco (che già a quei tempi avessi già la sensibilità o l’occhio fotografico?), e cosi’ decisi cosi di fare una foto. Questo non significa che da lì ho iniziato il mio percorso fotografico in senso assoluto. Da quel momento in poi iniziai a fare foto con gli amici o quando si andava da qualche parte in particolare, affinché ne restasse il ricordo, cosi che guardando in seguito l’immagine potessi rivivere quei particolari momenti. La penso, insomma, come tutti ai quali piace fotografare.
Qual è stato il percorso di crescita e apprendimento dell’arte fotografica per Michele Naro?
Inizio col dire cosa non ho fatto J : non ho mai seguito nessun corso o workshop, il mio maestro è stato “Youtube”… sì, proprio Youtube e il web in generale! Inoltre, ho seguito e seguo ancora fotografi come Thomas Heaton, Nigel Danson, Mad Iver Petersen, Benjamin Jaworsky, Pavel Kaplun, Brendan Van Son ed altri che sono fonte di ispirazione e crescita per me. Vorrei aggiungere un’altra cosa molto importante: si cresce anche sul campo, fotografando , fotografando e fotografando…
E quali le sue tappe più significative?
Le mie tappe o soddisfazioni più significative sono quelle di aver visto pubblicate alcune mie foto su riviste fotografiche e di viaggi come Lonely Planet , PhotoWeek e Chip Foto Video. Penso che cio’ significhi che quello che faccio non fa proprio schifo, a qualcuno piace !
Che cosa rappresenta per lei la fotografia in termini emotivi?
Davvero tanto, come, ad esempio, durante il mio ultimo viaggio nel sud della Baviera, nel Geroldsee, il mattino presto con una luce fantastica, una leggera foschia che creava un mood etereo, mistico. Essere lì in quel momento con quel paesaggio magico davanti agli occhi dà (almeno a me) un’ emozione indescrivibile, non sarei più andato via da lì!
E in termini pratici?
In termini pratici c’è la soddisfazione di riuscire a fare qualche bella foto con la speranza di realizzare qualcosa in più.
Fotografa anche per lavoro o solo per diletto?
Purtroppo, sono soltanto un hobby photographer, anche se farlo per lavoro certo mi piacerebbe molto…a chi non piacerebbe!
Maestri e grandi fotografi
C’è stato un incontro con qualcuno che si rivelato importante per la sua fotografia?
No.
Ha avuto un vero e proprio “maestro” che ha aiutato Michele Naro a crescere?
Come ho scritto prima, i miei veri maestri sono stati YouTube e il web, piu’ precisamente, articoli di fotografi pubblicati sul web dove spiegano le proprie tecniche fotografiche o come effettuano la post-produzione.
Gli scatti di Michele Naro
Che cosa le piace fotografare?
Quello che in assoluto mi piace è la fotografia paesaggistica, ma anche l’architettura non mi dispiace.
Qual è il suo soggetto preferito?
Non ho un soggetto preferito in particolare.
E il genere?
Come detto prima, il landscape.
Ci racconti il suo concetto di inquadratura
Dipende dall’ottica e dalla lunghezza focale che sto usando; in ogni caso, cerco sempre di creare una composizione che attiri l’occhio al soggetto: quando uso, per esempio, un grandangolo 14mm-24mm, cerco spesso di inserire un’elemento in foreground in modo da creare più interesse verso l’immagine, mentre con un teleobiettivo non sempre è necessario.
Che tipo di luci preferisce?
Indiscutibilmente, le prime luci dell’alba o quelle del tramonto fanno la differenza nella maggior parte dei casi, dipende poi anche dalla stagione, dalla giornata o dal luogo in cui ti trovi. Magari in inverno può capitare di avere una luce interessante anche se non è proprio l’alba con una giornata nuvolosa.
Quante volte al mese esce per fotografare?
Ci sono dei mesi in cui esco più spesso, magari un 4 /5 volte al mese, e ci sono dei mesi dove la pigrizia prende il sopravvento, ahimè, e non esco nemmeno una volta, e questo non è un bene, ne sono consapevole.
Preferisce uscire da solo o in gruppo?
Esco quasi sempre da solo.
I luoghi che preferisce fotografare?
Montagna, laghi, mare ma anche città.
Quelli che sogna di andare a fotografare?
Norvegia, magari alle Lofoten, anche se tutta la Norvegia è mozzafiato. Un mio ulteriore, grande sogno sarebbe quello di andare in Islanda, altro eldorado per gli amanti della fotografia paesaggistica.
Usa il bianco/nero con il digitale? Se sì, ci parli di questa tecnica e di come la interpreta.
Non amo moltissimo il bianco e nero, quindi non lo uso quasi mai.
Michele Naro e la post-produzione
Che cosa pensa in generale della post-produzione?
Ci sono molti stereotipi a riguardo, specie da parte di chi è completamente fuori dal mondo fotografico e considera la post-produzione una sorta di trucco sleale, come a dire: “Ecco, così è facile!”. Naturalmente non è così, la post-produzione è parte integrante della fotografia, oggi più di prima.
Quali sono, secondo lei, i limiti etici della post-produzione?
Non credo che possano esserci dei limiti; la fotografia è principalmente arte e l’arte non ha limiti o, per lo meno, non ne dovrebbe avere, ognuno la esprime come meglio ritiene opportuno. C’è a chi può piacere e a chi no, ognuno alla luce di una propria interpretazione.
E’ lecito intervenire in maniera molto decisa ed evidente per migliorare luci e toni di una foto?
Sì, se cio’ serve a migliorare il risultato finale, e purché il risultato sia il più naturale possibile. Ma è una questione di gusti e di genere: a volte, contrasti o saturazioni o toni vistosamente marcati sono applicati volutamente perché parte del proprio genere o gusto.
In che formato scatta?
Assolutamente in RAW.
Che software usa per la post-produzione?
Photoshop e Camera RAW.
Che tipo di interventi fa di solito in PP?
Maschere di luminanza, blending manuale di più foto con esposizioni diverse per avere più gamma dinamica, focus stacking ovvero il blending di due o più immagini su cui il fuoco è in punti diversi, uno sul background e uno sul foreground, oltre che le solite regolazioni con Camera Raw, ossia luci, ombre, contrasto , saturazione etc..
Utilizza tecniche speciali come HDR?
Sì, certo ma il blending lo faccio manualmente in modo da avere un risultato il più possibile naturale; non uso nessun tipo di automatismo, come quelli che si usavano qualche anno fa, che davano dei risultati di forte impatto ma del tutto innaturali .
Informazione
Legge riviste di fotografia?
Non molto.
Consulta siti web di fotografia? Se sì, ne consulta alcuni in maniera abituale come riferimento?
Sì, uno che seguo molto e trovo assai interessante è https://www.locationscout.net: oltre che dare molti spunti su spot fotografici in tutto il mondo, riporta anche molti articoli su post-produzione, tips and tricks.
Partecipa a workshop o seminari?
No, purtroppo no.
E fa parte di una associazione del settore?
No.
Va a fiere e saloni di fotografia?
No.
Fa parte di gruppi social di fotografia? Se sì, quali?
Sì, su Facebook, Instagram e Flickr.
Li considera utili per crescere fotograficamente?
Sì, sicuramente rappresentano un modo per mettersi a confronto con altri fotografi, per condividere informazioni ed esperienze e per mettersi in mostra.
Le attrezzature di Michele Naro
Al momento, quali fotocamere usa?
Una Nikon D610.
E quali obiettivi?
- Samyang 14mm f2.8
- Sigma 24-105mm f4
- Samyang 85mm f1.4
mi manca al momento un buon teleobiettivo
L’obiettivo che usa più spesso?
Sigma 24-105 f4, della serie art: è strepitoso!
Quali flash, se li usa?
Non uso mai il flash.
Qual è stata la sua prima macchina?
La mia prima macchina nell’era digitale è stata la Fujifilm A340 da 4 mp, una compattina.
Come si è evoluta nel tempo la sua attrezzatura?
Sono partito da quella compattina per poi passare ad una compattona (!), la Fujifilm S9600, che aveva la forma di una reflex, ma era sostanzialmente una compatta di grosse dimensioni. Dopo qualche anno, sono passato al mondo reflex con una Nikon D80, inizialmente dotata di una lente kit 18-55, poi l’ho cambiata con un 18-105. Cio’ che ha cambiato il mio modo di fotografare è stato il 50mm f1.8 della Nikon, sì, proprio il cinquantino mi ha aperto un nuovo mondo per fotografare in manuale, lasciando da parte ogni automatismo o preimpostazione, ed imparando man mano la vera fotografia.
Poi ho preso un 85mm f1.4 della Samyang, un teleobiettivo economico e così via sino ad arrivare alla Nikon D610 che ancora possiedo. Nel frattempo, ho venduto tutti gli obiettivi aps-c e ne ho presi alcuni po’ più sostanziosi…con le ottiche non si può risparmiare!
Ha mai fatto un cambio integrale di marca? Se sì, perché?
No, sono fedele a Nikon.
Dove acquista di solito le attrezzature? Fa spese online?
Online, di solito su Amazon o su Ebay.
La pellicola
Ha mai lavorato in pellicola? Se no, sei interessato a provare?
Dall’avvento del digitale non più, il digitale offre molti, forse troppi, vantaggi rispetto all’analogico.
Info di contatto
- Nome: Michele
- Cognome: Naro
- Città: Dattilo
- FB pagina: https://www.facebook.com/michelenarophotography/
- instagram: https://www.instagram.com/michaelnaro/
- Flickr: https://flickr.com/photos/michelenaro/