In questo tutorial affrontiamo lo stacking: una parolina magica, molto usata ma direi anche molto abusata. Della quale, proprio per l’abuso e l’uso scorretto, si sta perdendo il vero significato.

E questo porta fuori strada molti fotografi, soprattutto quelli che si avvicinano al meraviglioso mondo della fotografia con tecniche avanzate.

Che cosa è lo stacking in fotografia

Il termine è inglese, come avrete capito, e significa letteralmente:

To stack (o ancho to stak)

Arrange (a number of things) in a pile, typically a neat one.

“the books had been stacked up in three piles”

Ossia, tradotto letteralmente: accatastare in una pila.

Insomma, detto in parole povere, mettere uno sull’altro vari oggetti a formare una colonna.

Non un mucchio.

Differenza?

Il mucchio è casuale e irregolare, la pila o colonna è invece regolare, con i singoli oggetti ben sistemati uno sull’altro.

Trasportato nel mondo della fotografia digitale il concetto di “stacking” significa quindi solo e semplicemente “accatastare” (mettere una sull’altra) delle immagini (sotto forma di livelli di PS, aggiungo io).

Si, perché ovviamente il modo che conosciamo per mettere una sull’altra, in colonna, delle immagini digitali è quello che ci fornisce PhotoShop con la funzione livelli.

Come si fa lo stacking

Da Adobe Bridge

Da Adobe Bridge, il comodissimo programma di gestione immagini associato a PS, basta selezionare le immagini che vogliamo “accatastare”, poi andare in alto, sui comandi e cliccare su:

Strumenti, esce un menù a tendina

> Photoshop, esce un secondo menù a tendina

> Carica file in livelli Photoshop

Si aprirà PS e caricherà le vostre immagini come livelli, di fatto accatastandole, ossia facendo stacking.

Direttamente da Photoshop

Andate in alto sui comandi e cliccate su:

File, esce un menù a tendina

> Script, esce un secondo menù a tendina

> Carica file in serie

Si aprirà PS e caricherà le vostre immagini come livelli, di fatto accatastandole, ossia facendo stacking.

A che serve

La domanda, una volta capito cosa sia e come si faccia lo stacking di un gruppo di immagini digitale, viene spontanea.

Ma a che serve?

A tante cose, alcune ovvie, altre molto meno ovvie.

Di base – intendo come concetto teorico – lo stacking serve a far interagire tra loro varie immagini per poter ottenere una immagine unica che è, appunto, il frutto della loro interazione.

Sono quelle che vengono definite “immagini composite”.

Ora, la maggior parte dei fotografi oggi crea immagini composite ma spesso non sa di farlo, o non lo dice per non rivelare che la sua foto non è figlia di un singolo scatto, ma appunto di uno stacking.

Stacking per HDR

Il caso più comune di utilizzo è per la fusione di varie esposizioni dello stesso scatto al fine di ottenere una immagine HDR, ossia una foto composita in cui è stata ampliata la gamma dinamica.

Il modo in cui i vari livelli vengono poi fatti interagire cambia da metodo a metodo, ma il punto di partenza è sempre uno stacking.

Il metodo può essere manuale, semiautomatico o automatico.

Stacking per riduzione rumore

Altro utilizzo molto comune è quello per la riduzione del rumore dinamico.

Un procedimento che parte da un certo numero di scatti perfettamente uguali (esposizione, fuoco e inquadratura) tra loro; quello che varia tra scatto e scatto è solo la griglia del rumore dinamico, quello “casuale”.

I livelli vengono poi compressi in uno smart object e per esso si imposta la regola di fusione interna con la Media aritmetica o il valore Intermedio, a seconda di quello che vuole ottenere.

Stacking per eliminare il flare

Questo è un procedimento noto a pochi e assai poco usato, ma molto utile. Di solito si basa su 2 o 3 scatti con inquadratura e esposizione identica, ma dove uno è lo scatto normale e gli altri sono le cosiddette “toppe”, ossia gli scatti mascherati per eliminare il flare. Il procedimento è manuale.

Stacking per aumentare la profondità di campo

Il metodo è noto a tutti come focus stacking e già dice che si basa appunto sullo stacking di una serie di scatti con inquadratura ed esposizione fisse, ma con fuoco variato. Il resto lo fa PS.

Stacking per la fotografia astronomica

Qui entriamo in un campo molto complesso e specialistico, ma vi basti sapere che il metodo per la riduzione del rumore attraverso stacking e fusione in smart object può essere perfezionato comprendendo anche l’allineamento preventivo dei livelli.

Questo processo preparatorio dei livelli “stacked” è assolutamente necessario quando si ha a che fare con fotografie delle stelle.

Esse, infatti, per via della rotazione terrestre appaiono in posizione sempre diversa nelle foto successive di una sequenza.

Stacking per la rimozione di elementi

Un uso molto curioso, ma altrettanto utile, dello stacking è quello per la rimozione di oggetti ed elementi in movimento.

Si basa su una serie di scatti della stessa scena dove vi sono oggetti in movimento.

Una volta importati come livelli di PS, manualmente si “bucano” con la gomma i singoli livelli in corrispondenza dell’oggetto mobile che vuole rimuovere dalla scena.

In questo modo, sotto appare il livello inferiore nel quale lo stesso oggetto ha assunto una collocazione diversa. Per cui nel “buco” emerge la scena pulita senza l’oggetto indesiderato.

Definizioni dello stacking

Quindi, riepilogando, lo stacking è solo e semplicemente il processo di accatastamento di immagini. Il termine tecnico italiano è “impilare, ossia mettere in una pila o colonna.

La funzione livelli di PS, e la relativa azione di apri il livelli o importa in livelli, è quindi l’attuazione pratica dello stacking.

Lo stacking parte sempre da una serie di immagini che, ovviamente, devono essere state scattate con le adeguate modalità per poterle poi sottoporre ai relativi processi di postproduzione desiderati.


1 Comment

Effetto seta in fotografia: guida teorica e pratica completa · 2 Dicembre 2019 at 16:25

[…] Questi scatti verranno poi fusi in PS con il procedimento dello stacking. […]

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